caro giorgio, i comedian di cui parli tu per me sono il pane quotidiano, quindi non aggiungo una virgola a quello che hai detto. il quai d’orsay secondo me invece è carino, ma è deboluccio anche e soprattutto come opera sul linguaggio visto che batte eternamente sulla stessa gag: la riscrittura all’infinito di un discorso a partire da indicazioni mutevoli e contraddittorie. davvero, guardati the thick of it di armando iannucci. mi ringrazierai.
ps: però il pezzo del poeta amico del ministro che consiglia al ghost writer di farcire il discorso di citazioni dalle sue opere è bellissimo e stravero.